lunedì 6 ottobre 2025

Screenshot 2025 07 01 alle 14.18.53A volte, è sufficiente un solo mese per mettere in discussione certezze costruite nella propria mente. Questo Erasmus a Lisbona ha rappresentato molto più di un semplice viaggio all’estero: è stato un vero e proprio percorso interiore, un confronto diretto con me stessa e
con il mondo. Spesso non si pensa a quanto siano importanti le scelte che prendiamo nella nostra vita, dalle più complesse alle più quotidiane... Perché sì, inizialmente io credevo di aver fatto la scelta sbagliata a candidarmi per questo progetto, credevo di non esserne all'altezza e avevo paura ad allontanarmi da tutti per così tanto tempo.

Era come avere due piatti della bilancia sempre in disequilibrio. Da una parte, il desiderio di restare dove tutto era familiare. Dall’altra, quella voce sottile che mi consigliava di cambiare, di uscire da uno schema per vivere qualcosa di nuovo e unico.
Ringrazio i miei genitori perché, mentre io pensavo soltanto alla scuola e a raggiungere il massimo dei voti senza rendermi conto di ciò che stavo mettendo in discussione, mi hanno convinta a candidarmi ripetendomi ogni singolo giorno le stesse parole:
« Hai fatto bene Martina, vedrai che ti divertirai e sarà un'esperienza che ti lascerà un segno profondo.» Le paure erano tante....dalle più scontate, per qualcuno, come il terrore a prendere per la prima volta l'aereo da sola, alle più delicate, come la paura di trovarmi male o di sentire un senso di nostalgia.
Nostalgia non solo dei genitori, degli amici e della mia vecchia relazione che ha inciso molto me e questa esperienza, ma anche dei miei spazi e della mia routine.
Ho avuto tanti dubbi e l'ansia nel fare questa esperienza..non sapevo se ero più preoccupata per la scuola o per l'Erasmus e la mia paura più grande era stare lontana per un mese dal mio vecchio fidanzato, perché lo vedevo come l'unica figura di conforto.
Ma l'affetto era così tanto forte da farmi rischiare un’esperienza così tanto fondamentale per me stessa.
Libera dai pensieri della scuola e soddisfatta dei miei traguardi, mi si è accesa una sorta di scintilla che mi ha fatto capire che la strada da me scelta era la più giusta.
Dal dubbio e la perplessità iniziali, mi sono sentita convinta al massimo tutto ad un tratto. Neanche l'aereo mi spaventava più così tanto e l'emozione ogni giorno aumentava sempre di più.
Ero sicura al 100% della mia scelta e, soprattutto, ero orgogliosa dell'opportunità ricevuta dalla scuola.
L'unica cosa che mi faceva cadere nell'ansia era la mia relazione e la paura di rovinare un rapporto iniziato da quando avevo solo 14 anni.
Purtroppo, nonostante sia stato difficile, qualche giorno dopo il mio arrivo a Lisbona qualcosa è cambiato. Sin dal mio arrivo all'aeroporto in Portogallo l'emozione era alle stelle, ma sentivo un vuoto nel petto, per qualcosa, o forse per qualcuno.
Ed è così che un po' a malincuore per via della distanza e del contesto troppo critico e delicato ho chiuso un capitolo che era necessario chiudere e mi sono ripresa.
Ringrazio il mio gruppo di amici presenti a Lisbona per avermi supportata e avermi lasciato confidare senza sentirmi giudicata...perché si è vero, l'Erasmus ti lascia un bagaglio culturale..ma perché non evidenziare l'importanza anche del bagaglio personale che lascia?
Delle amicizie? Dei sentimenti e delle emozioni? Dei progressi? Dei cambiamenti interiori? Sono esperienze che lasciano tanti segni, belli e profondi.

Ed è lì, quando avevo l'animo più leggero e tranquillo, che ho sorriso ripensando ai miei genitori e ai loro discorsi motivazionali. In quel momento un leggero brivido addosso, nonostante la calda temperatura, mi ha fatto capire che mi sarei dovuta godere ogni singolo
istante di questa esperienza...
Penso che questo Erasmus sia uno dei ricordi più belli della mia vita. Ho ripensato anche a voi professoresse e a quanto motivate nel vivere esperienze nuove e cogliere sempre l'attimo.
Con parole semplici ma sincere durante tutto il corso di questo anno mi avete fatto capire che a volte il coraggio non è l’assenza di paura, ma la scelta di non farsi bloccare o limitare da quest'ultima.
Ho imparato, perciò, tante lezioni, non solo teoriche o pratiche, ma anche morali.
Una di queste me l’ha insegnata la professoressa Rossi. Ricordo bene una delle sue frasi di cui inizialmente non era totalmente d'accordo:
“Osservate. Anche se non avete ancora studiato tutto, anche se non avete certezze: fermatevi, guardate e provate a formulare delle ipotesi. Non abbiate paura di dire quello che pensate, anche se non è perfetto.”
Quelle parole mi sono tornate alla mente un giorno, a Lisbona, mentre passeggiavo all’interno della LX Factory, un luogo vivace, pieno di murales, librerie indipendenti, laboratori d’arte e caffè.
Mi ero fermata a guardare un’enorme parete dipinta, piena di colori e simboli che non conoscevo. Non c’erano cartelli, nessuna spiegazione.
Istintivamente, ho iniziato a osservare. E poi ho fatto quello che la professoressa Rossi ci aveva sempre incoraggiati a fare: ho provato a dare un senso a ciò che vedevo. Non avevo tutti gli strumenti, non conoscevo l’artista, ma ho lasciato parlare la mia intuizione.
Stavo esprimendo un mio pensiero, senza la certezza di avere ragione. Quel consiglio, ricevuto mesi prima in aula, mi ha insegnato a fidarmi un po' di più del mio sguardo, della mia voce, dei miei pensieri, anche imperfetti. E per questo non posso che dire grazie, a tutte quelle professoresse che mi hanno insegnato qualcosa che non si trova nei manuali..
E dal 1 giugno ho vissuto dei giorni meravigliosi, spensierata e contenta delle mie scelte e soprattutto di tutte le persone (genitori, docenti, amici,..) che mi hanno sempre spronata in ogni cosa .Dai miei occhi si leggeva solo un forte senso di gioia e emozione..
Mi sono trovata benissimo, nella città, nel lavoro, nella comunicazione, in tutto.
Ho imparato ad essere più spontanea e ad improvvisare nella vita, perché a volte è più utile e comodo fare così per vivere la vita in modo più tranquillo e meno caotico. (soprattutto se si viaggia in un posto senza conoscere la lingua 😂) Ho fatto amicizie, conoscenze, visitato posti meravigliosi con delle persone fantastiche e riso come non mai. Mi sono sentita più indipendente e responsabile, ma soprattutto capace di prendere più scelte anche in modo autonomo senza farmi condizionare dai pensieri altrui.
Ho visto il Miradouro de Santa Luzia, e lì ho imparato che il nostro sguardo a volte si nasconde in un muro di azulejos sbiaditi o in un arco di fiori..i.
Poi un giorno sono andata a Sintra. Salendo verso il Palácio da Pena, avevo la sensazione di entrare in una fiaba in mezzo ai boschi umidi e ai colori vivaci del palazzo. A Belém ho mangiato il tipico pasteís de nata che dopo qualche secondo avevo già finito.

Ora mi rendo conto che non torno a casa con solo ricordi, ma con una parte nuova di me stessa. Ogni luogo, ogni incontro mi ha insegnato qualcosa. Lisbona non è stata solo una città da esplorare, ma un luogo che mi ha accolta e, in qualche modo, cambiata.
Sono felice, profondamente felice, di aver avuto la possibilità di vivere questo mese qui. Felice di aver scelto, anche con i miei dubbi, di partire. Felice di aver vissuto questi ritmi, questi eventi,...
Lisbona mi ha in qualche modo insegnato che a volte basta poco per sentirsi vivi e leggeri. E in quella città ho trovato molto. Forse tutto.
Ho imparato che non siamo noi a viaggiare nei luoghi, ma sono i luoghi che viaggiano dentro di noi, facendoci scoprire qualcosa di nuovo ed inaspettato.
Foi Erasmus, mas pareceu magia,
Martina.

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Lisbona 2Lisbona 3
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Nel periodo compreso tra febbraio e aprile 2025 ho partecipato a un programma di scambio culturale con il Lycée Bernard Palissy di Agen, nella regione della Nuova Aquitania. Il progetto prevedeva due fasi: inizialmente ho accolto a casa mia, a Siena, una coetanea francese, mentre successivamente sono stata ospitata dalla sua famiglia per un mese. È stata la mia prima esperienza così lunga all’esteroScreenshot 2025 07 06 alle 15.46.55 senza la presenza di insegnanti, e rappresentava per me una vera sfida. 

Prima della partenza, i genitori hanno partecipato a una riunione informativa con le docenti responsabili dello scambio, durante la quale è stato possibile chiarire dubbi e porre domande. Dopodiché, senza che me ne accorgessi, è arrivato il momento di partire. Nonostante l’entusiasmo, ero inizialmente preoccupata: temevo di non riuscire ad ambientarmi in un contesto culturale diverso, di soffrire la lontananza da casa e di non andare d'accordo con la mia corrispondente, con cui in passato avevo avuto alcune divergenze.

Sono stata accolta da una famiglia parigina trasferitasi tre anni fa in una casa in campagna nei dintorni di Agen. Sin dai primi giorni ho apprezzato il suo calore e la sua accoglienza: con la mia corrispondente ho instaurato un rapporto solido, e la sua famiglia è diventata un punto di riferimento essenziale, tanto che al momento della mia partenza sua madre si è commossa.

Ho frequentato il Lycée Palissy, una struttura molto più grande e attrezzata rispetto alla mia scuola italiana. Mi ha colpito la presenza di spazi come infermeria, mensa, aule di musica, caffetteria, armadietti personali e ampi giardini. Una differenza significativa riguarda l’organizzazione delle lezioni: in Francia sono gli studenti a cambiare aula e non i professori, e gli insegnanti si rivolgono agli alunni in modo più formale, dando del lei.

Le giornate scolastiche erano più lunghe, con orari che spesso si prolungavano fino alle 17 o 18. Inoltre, al posto della classica campanella, al termine di ogni ora si sentiva una breve melodia. Ho trovato il sistema scolastico francese molto inclusivo e attento alle passioni degli studenti: è possibile ottenere certificazioni linguistiche gratuitamente attraverso la scuola e ogni studente può esprimere liberamente la propria identità attraverso un abbigliamento che lo faccia sentire a proprio agio. Tuttavia, continuo a preferire gli orari italiani.

Durante i fine settimana ho avuto l’opportunità di visitare alcune città meravigliose, come Bordeaux, Tolosa e Parigi, che desideravo vedere da tempo. Oltre a queste gite, abbiamo svolto diverse attività con gli altri studenti dello scambio, tra cui un’uscita al bowling, la mia prima volta, a cui ho deciso di partecipare soprattutto per condividere un momento in compagnia.

Queste esperienze mi hanno permesso di stringere legami profondi con ragazzi e ragazze che non conoscevo, provenienti da scuole diverse dalla mia. Avevo paura di trovarmi di fronte persone diffidenti, ma poi mi sono scontrata con una realtà totalmente differente. In particolare, ho trovato un’amicizia sincera con una ragazza con cui ho condiviso momenti di gioia e malinconia, come quando ci siamo ritrovate a cantare insieme canzoni italiane sedute al tavolo di un bar.

Questo scambio ha rappresentato una tappa fondamentale nella mia crescita personale. Dal punto di vista linguistico, ho acquisito maggiore fluidità e familiarità con l’espressione orale, imparando anche lo slang e comprendendo meglio l’umorismo francese.

Dal punto di vista umano, ho imparato a gestire la nostalgia, ad adattarmi, a essere più indipendente pur vivendo in casa con una famiglia ospitante. Ho sviluppato la capacità di arrangiarmi da sola e di mantenere la calma anche nei momenti di incertezza.

Infine, a luglio ospiterò nuovamente alcuni amici francesi in occasione del Palio di Siena, a conferma del legame che si è creato. 

Sicuramente rifarei questa esperienza altre mille volte: mi ha arricchito non solo culturalmente, ma anche emotivamente, regalandomi amicizie genuine e un nuovo modo di guardare il mondo.

Flavia

"Dal chicco al cuore". Solidarietà e cultura in Nicaragua
Istituto Monna Agnese di Siena 




 

Si chiama “Dal Chicco al Cuore, solidarietà e cultura in Nicaragua” il progetto che ha portato un gruppo di studenti dell’Istituto Monna Agnese oltre oceano, per vivere un’esperienza unica di incontro, conoscenza e solidarietà.Il progetto nasce due anni fa grazie a un’attività di consumo

consapevole realizzata a scuola in collaborazione con Officina Solidale e Mondo Mangione. In quell’occasione è stato possibile conoscere una cooperativa di produttrici di caffè del Nicaragua che, invitate a Siena, hanno raccontato il loro lavoro e la loro realtà. Lì è nata la scintilla: la responsabile della cooperativa ci ha invitato a visitare la loro comunità e abbiamo deciso di raccogliere la sfida. Da allora abbiamo lavorato a un percorso articolato e ad un programma di viaggio centrato su conoscenza della cultura nicaraguense, preparazione linguistica e sensibilizzazione al consumo critico. La prima parte del viaggio è stata di totale immersione nella realtà della piccola comunità di La Perla, nel nord ovest del paese, al centro della zona cafetera. Siamo stati accolti dalle famiglie della cooperativa Soppexcca con le quali, nonostante le profonde differenze nelle condizioni di vita, abbiamo trascorso giorni intensi, ricchi di un calore umano indescrivibile. La seconda parte del viaggio è stata dedicata alla conoscenza del resto paese di cui abbiamo visitato la zona del Lago Cocibolca, la magnifica isola di Ometepe e le città di Granada, Masaya e Managua.

Alla fine possiamo dire che titolo del progetto si è rivelato profetico. È partito come un percorso formativo in classe, ma grazie al viaggio si è trasformato in qualcosa di molto più profondo: un’esperienza forte, reale, umana e di crescita autentica per tutti i ragazzi che vi hanno preso
parte. In Nicaragua hanno vissuto in modo molto diverso rispetto allo stile di vita a cui siamo abituati, si è trattato davvero “un altro Paese” dove hanno sentito il calore delle persone e la forza delle relazioni umane e in questo incontro hanno scoperto qualcosa anche di sé stessi. Hanno imparato che la cultura non è solo ciò che si studia, ma ciò che si sente, si vive, si tocca, si condivide. Per ragazzi in cammino nella loro formazione personale e umana, questa esperienza ha rappresentato una palestra di crescita e di responsabilità, un’occasione per aprirsi al mondo e per comprendere, in modo diretto e profondo, il valore della solidarietà e della diversità.
Dal Chicco al Cuore non è dunque rimasto solo un titolo suggestivo, ma è diventato una realtà vissuta, un percorso che ha lasciato un segno profondo nei cuori di tutti, studenti e docenti. Un viaggio che continuerà nel tempo, nelle scelte, negli sguardi e nelle parole di chi ha avuto il
coraggio di partire, di trasformare il suo punto di vista in un punto di vita.